STATI DI AGITATAZIONE DELL’UNIVERSITA’: Per un sistema universitario pubblico, autonomo e democratico Comunicato conclusivo

 
Gli Stati di agitazione dell’università sottolineano come le attuali politiche di tagli alle risorse pubbliche, ulteriore precarizzazione del lavoro, sostanziale via libera agli atenei profit e telematici porteranno all’ulteriore scomposizione di un sistema universitario già segnato da dimensioni estremamente limitate, organici molto ridotti, precarietà, divergenze tra atenei e diseguaglianze nell’accesso.
 
Rivendichiamo una svolta, a partire da:
• il ritiro del DdL 1240, con la sua moltiplicazione e ulteriore strutturalizzazione del precariato, perché il lavoro di ricerca sia sempre configurato come lavoro (diritti, salari e rappresentanza); 
• un piano straordinario per i precari, con specifici meccanismi e processi di stabilizzazione, che riassorbano la bolla creata dalla legge Gelmini e rilanciata dal PNRR;
• l’allargamento di organici e facoltà assunzionali a dimensioni europee con un nuovo piano pluriennale, garantendo quindi un reclutamento periodico, la reinternalizzazione dei servizi e l’adeguamento dei salari all’inflazione;
• un reale diritto allo studio, costruendo servizi pubblici e universali, superando il numero chiuso ed eliminando le attuali tasse e contribuzioni studentesche (le più alte in UE); 
• il rilancio del sistema nazionale, eliminando logiche di mercato, squilibri tra sedi, distribuzione premiale e competitiva; cancellando la possibilità per gli atenei di essere profit e le politiche di favore per quelli telematici; 
• la rimessa in discussione di gerarchizzazioni e verticalizzazioni rilanciate dalla Legge Gelmini, per costruire comunità universitarie democratiche;
 
Per questo gli Stati di agitazione propongono a tutte le componenti e le soggettività degli atenei:
• l’apertura di uno stato di mobilitazione permanente negli atenei, che si proponga di coinvolgere l’insieme delle comunità universitarie nei prossimi mesi attraverso appelli, assemblee, dimostrazioni, scioperi delle attività e degli esami, occupazioni;
• nel caso ci fossero forzature a gennaio nei tempi e nelle modalità di approvazione del DdL Bernini l’organizzazione immediata di presidi, occupazioni e dimostrazioni a Roma e nei diversi atenei;
• una settimana di agitazione a fine gennaio (27-31) in cui rilanciare l’iniziativa e la mobilitazione nelle università;
• nel rispetto dei percorsi e degli appuntamenti di ogni soggetto e componente, l’organizzazione di un nuovo incontro degli Stati di agitazione fine febbraio/primi di marzo, per approfondire il confronto e rilanciare l’iniziativa.
Stati di agitazione dell’Università